18 gennaio 2007

Paese che muori








Scendono dalle colline
i venti del dolore.

Ora che cupo
è il mare
e triste la campagna
e crepano le volpi
lungo i fossi
e per gli antichi borghi
la vita si fa pianto
e il bosco geme,
dilaga la cancrena.

E' come la sincope
che strazia le starnelle
lungo i canali asfitti
nella calura estiva.

E' l'antico sussulto
di una umanità dolente
che nel cuore si serra
in attesa del nulla.

Paese che muori
sotto piedi sordi
agonizzi in silenzio
e aspettando taci.

Ciniche carezze
ti rapinano ancora.
Tu lo sai da sempre
ma ti lasci andare.

E non lo aiuta
il bisogno di pace
quel frastuono di morte
che rompe i pianori.

E quei virgulti
che poveri di luce
pavidi e sgomenti
volgono al macello.

Francesco Agresti
(foto di Angela Immediato)

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