04 ottobre 2006

Ritorno ad Eboli


Francesco Agresti, che vive a Roma fin dall' adolescenza, è ritornato alla Città natale per un recital di poesia tenutosi il 30 Settembre nella Basilica della Badia di San Pietro Alli Marmi. Il recital si è svolto in un clima di commossa e intensa partecipazione. Interventi del giornalista del Mattino Antonio Manzo e del critico letterario Vito Pinto. Coordinamento di Maria Rosaria Forlenza. Sono state recitate poesie della raccolta "Ritorno ad Eboli" e il poemetto a due voci " ITACA, l' isola impossibile" superbamente interpretati da Anna Nisivoccia e Davide Curzio, con l' accompagnamento musicale di Rocco Vertuccio.

Francesco Agresti, tra le altre cose, è il fondatore del premio internazionale di poesia "Pier Paolo Pasolini" che annovera tra i promotori:

ALESSIO BRANDOLINI, MARTHA CANFIELD, BIANCAMARIA FRABOTTA, DACIA MARAINI

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Mi piace ricordare un' altra occasione importante che mi ha consentito di abbracciare Francesco,: fu a Paestum nel 2003:alla presentazione de
IL RITORNO DI ULISSE
In quell' occasione sedetti accanto a Dacia Maraini che presentava a Villa Salati la sua opera:I digiuni di Santa Catarina.
***
Da " Inno a Circe" di Francesco Agresti:
.........
Ma di noi che resta, o Circe?

Oltre al lamento del mare, nelle notti di luna,

al luccichio delle stelle,

che le cime della selva sfiora,

e al desiderio comune

che almeno un sorriso, sia pur mesto,

vaghi, tra cirri errabondi

e che al cuore di un poeta approdi

cui altro non brami che riscattare,

tra sordità solenni, il dolore del mondo.


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L'Ermice ("Ritorno ad Eboli")


Ma oggi proprio non so perché vago

tra questi obliati olivi

e la spenta ginestra

nella morente estate.

Oggi non so se ancora il lepre,

di fratta in fratta, fugge

al sordo scalpitar di sonagliere

o se ancora bacche ostenta,

più su, l'aspro ginepro.

Sento soltanto il mormorio dell'acqua

che scende a valle saltellando

tra un variar di verdure

e rari cinguettii.

Ora rammento quanto, scaltro capriolo,

m' inerpicavo pei versanti tuoi

tra felci e querciòli e mortelle

e profumi di labiati.

e ti scoprivo fin dove

l'acqua avevi più pura.

E in te correvo e in te vivevo

e per te trasgredivo.

E mi mostravi il mare,

lucente oltre la Piana,

e i bastimenti tremuli, lontani.

S'ode nella calura frinire una cicala,

la vecchia ruota del mulino è muta

edio stranito vado;

Lascio il sentiero usato

per il paese antico.

Sotto il castello tutto il borgo tace;

evapora dai tetti un che di pace.

Questo è il mio mondo andato: un eremo beato.

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Riporto, sotto forma d' immagine il comunicato stampa dell' Associazione culturale "Gli Amici del Mare"


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da: http://multimediangela.splinder.com/

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao, Franco!!! Buon onomastico!!!