04 ottobre 2006

Il vento dell' anima


Non strazia l'aquilone il vento
che impavido rincorre le sue mete.

Musica divina sono le sue vibrazioni
all'orecchio del bambino
che, teso, brandisce il filo
ed ebbro lo governa
per tenerlo in tensione.

Spaurito, un rondone
volteggia guardingo
evitando il dragone variopinto
dalla lunga coda scoppiettante.

Non è così per l'uomo di passo
che lo fissa incantato
e in quel veleggiare di sogni si inebria
evocando per sé e le sue millenarie sventure
quel moto muto dell'anima.
Quel soffio lieve, oggi di pace,
che al di sopra delle passioni vola
avvolgendo uomini e cose
in un brusio silente, quasi un incanto,
nel frastuono che incombe
appena oltre il mare, al di là dei monti,
nelle città morenti.

Ma il sogno è breve,
capriccioso come la mano del bambino
che, con crudeltà innocente,
ad un minimo scarto di vento,
strattona il suo gioco
che rapido rovina verso terra.

Francesco Agresti

Roma, 20 luglio 2005

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