18 ottobre 2006

LETTERA APPELLO AL PRESIDENTE DELLA RAI CLAUDIO PETRUCCIOLI

(Calliope, musa della poesia epica, grafica di Angela Immediato)

( Le Muse danzano con Apollo, opera di Baldassarre Peruzzi)



Presidente Petruccioli, noi, poeti italiani, pensiamo che la Rai, nella sua funzione di organo istituzionale per la diffusione della cultura e dell'informazione, possa e debba porre un argine al malcostume che da troppo tempo, ormai, occupa e imperversa in tutti gli spazi di diffusione disponibili - soprattutto in quelli di maggiore ascolto - proponendo-imponendo al grande pubblico le proprie elucubrazioni, fondate essenzialmente sulla irrefrenabile ed incontenibile concezione dell'ego, con un linguaggio che spesso si avvicina al turpiloquio.Il messaggio che giunge, pericoloso soprattutto per i più giovani, è quello di una lotta all'ultimo sangue, che calpesta tutto e tutti, pur di tenere salde le proprie immeritate posizioni, creando una tribuna fondata sulla strafottenza, l'insulto gratuito e la mancanza di rispetto. Le vittime sono quelle persone perbene che devono subire queste villanie senza possibilità di difesa.Si dia almeno, signor Presidente, la possibilità di controbilanciare questa fiera del trash, con uno spazio culturale degno di questo nome, affidandone la conduzione a persone capaci di coltivare l'interesse per la cultura e per la poesia.In Italia, Lei lo saprà certamente, milioni di cittadini nutrono in solitudine la loro passione per la poesia. E la scelta non è dovuta alla paura di sottoporsi al giudizio di un eventuale critico, bensì al rischio, purtroppo alto, di dover confrontarsi con l'insensibilità, o peggio ancora, con la derisione, dei preposti alla pubblica informazione culturale e di costume.Poco tempo fa una radio privata ha chiuso la porta in faccia ai poeti, sopprimendo, forse, l'unica rubrica di poesia esistente in Italia, sostenendo che quella trasmissione non faceva ascolto, non vendeva spazi pubblicitari e che, quindi, andava cancellata. Noi chiediamo che la Rai, azienda pubblica, che in passato ha pure vantato grande sensibilità nei confronti della poesia e della letteratura, prenda atto di questa triste situazione e trovi misure adeguate per difendere e propiziare valori etici ed estetici più elevati.
Firmato:

Francesco Agresti, Tiziana Bagatella, Italo Benedetti, Alessio Brandolini, Martha Canfield, Mauro Caselli, Maurizio Cucchi, Davide Curzio, Vincenzo Della Mea, Biancamaria Frabotta, Marco Guzzi, Dacia Maraini, Vincenzo Mascolo, Erminia Passannanti, Plinio Perilli, Vito Pinto, Paolo Ruffilli, Maria Luisa Spaziani, Mary Barbara Tolusso, Angela Immediato.

Per altre eventuali adesioni, telefonare a Francesco Agresti, tel. 338 1686201 o francescoagresti@yahoo.it
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Un articolo di Vito Pinto: miti e luoghi della memoria di Francesco Agresti


Il poeta ebolitano racconta miti e leggende di un’antica terra greca.

L’ISOLA IMPOSSIBILE DI FRANCESCO AGRESTI

Ritorna ad Eboli, sua terra natia, il poeta Francesco Agresti; ritorna tra la sua gente raccolta ad ascoltare, nelle suggestioni della romanica chiesa di San Pietro alli Marmi, Davide Curzio e Anna Nisivoccia, voci recitanti di “Itaca, l’isola impossibile”, accompagnati dalle musiche originali di Rocco Vertuccio. Un appuntamento voluto di Maria Rosaria Forlenza, per ridisegnare i contorni di un rapporto tra il poeta e la sua città. Trait-d’union è un poemetto di respiro classico, dove il viaggio di Ulisse riprende dopo l’amato soggiorno con Circe. E subito i luoghi del mito salernitano si raccordano a quelli laziali: da una parte le sirene della costa, i filosofi di Elea, gli eroi di Paestum, il mito di Palinuro; dall’altra la maga Circe, figlia del Sole e dell’oceanina Perseide che da Ulisse ha partorito gli eroi fondatori del mito italico.

Ma non solo! I luoghi della memoria sono raccordanti, nell’immaginario di Francesco Agresti: le emozioni infantili delle colline ebolitane proseguono con quelle adulte sulle alture laziali. Ricorda il poeta “Quello che più mi attraeva da piccolo era il paesaggio che riuscivo ad abbracciare dalla Collina di San Giovanni. Da lì sopra si vedeva il mare, nitido e coinvolgente, sul cui orizzonte si stagliavano i templi di Paestum, che nella mia giovane fantasia rappresentavano due navi sospese tra il cielo e il mare. Poi, da adulto, sono stato affascinato dal Monte Circeo, le isole pontine, il panorama infinito che si ammira da quella sommità”.

Così, tra immaginifiche sensazioni, oltre a varie raccolte poetiche, ecco fare la loro comparsa prima “Il ritorno di Ulisse” e poi “Itaca, l’isola impossibile”. E sembra quasi che, per il poeta, più che impossibile questa sia l’isola sognata, l’isola che non c’è... non quella raccontata da sir James Matthew Barrie ma quella dipinta in ceramica da Guido Gambone.

Versi dove si ritrovano i luoghi della memoria! “Quando si scrive – risponde Agresti – si attinge, anche in modo inconscio, alla propria formazione, sia spirituale che letteraria. E resta per sempre, la terra natia, come luogo dell’anima. Nel mio immaginario infantile, la Eboli del dopoguerra era percorsa da un’atmosfera di magia, in cui aleggiava una grande speranza, che coinvolgeva uomini e cose. Vivevo in quell’atmosfera che mi caricava di energia vitale e mi faceva apparire il mondo come luogo di fiaba, in cui c’era soltanto posto per i giochi”.

Ecco l’isola sognata, l’isola che non c’è, che per il poeta, ormai adulto, nel viaggio di Ulisse diventa l’isola impossibile da raggiungere. Dice Ulisse a Circe: “io oggi affronto questo mare / armato solo di memoria, / con il ricordo di un fallito / poiché mai trovai la mia isola, / che pure tutti conoscevano... Isola sfuggente, mondo ignaro / tra aborrite geografie”.

Il poemetto di Agresti si sviluppa lungo i sentieri di un sommesso dialogo tra Circe e Ulisse: ed è colloquio d’amore e raziocinio. Con la mente Circe sa che è giunto il tempo in cui Ulisse parta per raggiungere finalmente la sua Itaca, ma il cuore le suggerisce di trattenerlo, ricordandogli i giorni e le notti dell’amore, “per proseguire, tra le rinnovate infanzie del mondo, quel cammino certo che non muore dietro l’onda breve del mattino”. Lui, il laerziade, astuto, prudente, equilibrato guerriero –così come si confà ad un re– guidato dalla dea, sa di dover partire: lo attende la sua isola, Penelope, il figlio Telemaco. Troppi gli anni della lontananza ma anche troppe le domande che si accavallano. Forse più che le sirene, dolce tentazione è la voce di Circe che nasce dal profondo dell’animo, senza malie che non appartengano all’amore. Quanto tormento in questo colloquio che il poeta lascia immaginare notturno. “E’ muto il paesaggio all’imbrunire” fa dire ad Ulisse nell’indirizzargli lo sguardo su un mare di cui l’eroe ne ascolta “la voce insonne / ricolma di geografie e di correnti / di cieli incerti e di marosi”.

Riaffiorano i vecchi valori, gli eroi, i miti, le leggende, la terra, la nostalgia della natura e quei templi antichi che si stagliano contro l’ultimo orizzonte “come navi sospese tra cielo e mare”.

Scriveva Dante Maffia di Francesco Agresti: “Questo poeta del Sud, con semplicità e in sordina, continua a regalarci i suoi doni di poesia senza rincorrere clamori inutili”.

Ma Eboli sta a guardare, come le stelle di Cronin, in attesa di un richiamo per ora rimasto inespresso sui crepuscolari crinali di antichi tragitti greci. Forse è Eboli, per Agresti, l’isola impossibile, anche se nel fondo dell’animo resta la visione rosea del mondo e della vita: “La poesia –dice- è una maniglia che può aprire le porte della conoscenza”. Un passaggio segreto s’apre nel cavo della notte.

Vito Pinto

10 ottobre 2006

Il perché di un premio di poesia intitolato a Pier Paolo Pasolini



In un momento come quello attuale, caratterizzato da un forte disagio esistenziale, ed in cui da più parti si va tentando con sempre maggiore accanimento di relegare la poesia tra i cosiddetti generi minori, se non addirittura futili, della letteratura, convinti più che mai della funzione insostituibile esercitata da questo indispensabile strumento creativo e formativo nell'ambito della nostra stessa civiltà occidentale, grazie al quale intere generazioni di giovani sono state aiutate a capire se stesse ed il mondo circostante, modellandone spesso anche i comportamenti sociali e la loro stessa libertà di coscienza, con Alessio Brandolini, Martha Canfield, Biancamaria Frabotta e Dacia Maraini, abbiamo deciso di istituire un premio internazionale di poesia dedicandolo a Pier Paolo Pasolini a circa trent'anni dalla sua tragica scomparsa, avvenuta ad Ostia nella notte tra il primo ed il due novembre del 1975.
Una scelta obbligata quella di Pasolini, non fosse altro per la dirompente attualità dei suoi versi e per tutto quanto il grande poeta di Casarsa è riuscito a rappresentare nel corso della sua tormentata esistenza. Pasolini, in uno dei momenti più controversi della nostra storia, è stato il compagno fraterno di intere generazioni. Interprete lucido e solitario dei mali della società italiana, è riuscito a cogliere, da poeta, quella realtà che, troppo spesso, è sfuggita a politici, analisti, educatori, burocrati ed operatori sociali. Nostro unico intendimento è quello di trasmettere ai giovani, con la sola arma della poesia, il senso del suo disperante amore per la vita, poiché, come ebbe a scrivere Carlo Bo in occasione della sua morte, "Pasolini è stato il poeta della miseria umana. E l'impazienza e la furia della polemiche, che caratterizzavano i suoi interventi settimanali sulle pagine del Corriere nei suoi ultimi anni di vita, lasciavano trapelare il volto del nemico contro cui si batteva. Pasolini ha sentito venire la morte ed ha visto le mani di chi lo avrebbe colpito e schiacciato. Per questo i suoi scritti corsari sono stati profetici. Col tempo si comprenderà meglio il significato ed il timbro della sua voce. Oggi possiamo dire che la sua vita non è stata un gioco e che la sua morte violenta ha dato un altro spessore al suo discorso poetico, iniziato nella pace di un paese friulano e chiuso nella rabbia omicida della nuova Roma.
Pasolini, in una stagione caratterizzata dall'egoismo e dalla violenza, triste presagio di quella attuale, è stato uno dei pochi uomini ad avere il coraggio della propria natura, oltre che dei propri pensieri e delle proprie azioni. E' stato, quindi, uno dei pochi veri testimoni del nostro tempo ed è stato lo scrittore che più di ogni altro aveva rifiutato di evadere dalla realtà italiana. Per lui, la letteratura, l'arte, la poesia altro non erano che impegno umano. Tutta la realtà lo commuoveva. Ed è soprattutto attraverso tale commozione che gli artisti ed i poeti vedono ciò che agli altri sfugge.
Pasolini ha voluto pagare di persona la sua difficile scelta di essere contro.
Ecco, questo premio non vuole essere una celebrazione, o una sorta di classificazione o catalogazione della vita, o dell'opera di Pasolini, ma un impulso, o meglio, un anello di congiunzione, attraverso il linguaggio della poesia, tra una realtà storica, quella del secondo dopoguerra, quando erano ancora forti i miti che ci legavano alla civiltà contadina - per certi versi ancora quella dei Greci - che aveva visto in Pasolini il suo cantore più disperato e lucido, ed il nostro futuro prossimo, per cercare di superare, tutti insieme, quella stagione del malessere, che ci ha tormentato, e ci tormenta, da fin troppo tempo, con incomprensioni, ingiustizie, malanimi, per proiettarci, con piena coscienza civile nel terzo millennio, consapevoli, più che mai, del sacrificio personale di un uomo che alla sua arte forse aveva chiesto troppo, ma che aveva già messo nel conto tutto il peso della sua amara esistenza.

Francesco Agresti

09 ottobre 2006

Voci dall' Idroscalo


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S' infrangono sul litorale di Ponente
le illusioni di una civiltà millenaria
che proprio qui, nel mare di Enea, vide la luce.

Onde impetuose, immense, incalzate da urla possenti
scuotono il muro sbilenco che limita l'arenile.

E' un susseguirsi infinito di mandrie impazzite
che, sospinte dal vento,
abbandonano il mare in un turbinio sinistro
reso ancora più cupo da una bassa nuvolaglia
che invade la strada e le case.

Roma è remota, spersa tra i suoi futili consumi.
Assente qualsiasi altra presenza umana.
Manca poco a Natale.

Lungo il litorale, spazzato dal gelo
c'è solo la furia del mare che a tratti
sovrasta la diga del porto ed invade i pontili di schiuma.
Con le barche a tinnire nel fragore del vento.

Annotta. E' quasi ora di cena.
Ostia si estrania al mondo, ignara
nel chiuso dei suoi tristi casamenti.

Il Tevere è muto, ma tracima di bile feroce.
Il muro d'acqua che arriva dal mare lo strozza.
L'allerta è imponente.

Per l 'Idroscalo è un continuo alternarsi di voci.
(Ed è un richiamo ad altre voci. Ad altre grida
di una notte dannata che non muore).

Si esorta la gente a sgombrare le ultime tane
che ancora resistono agli oltraggi del tempo.
E' l'amaro residuo di un popolo antico, in rovina
senza più storia, senza avvenire.

L'inascoltato poeta, da tempo, riposa lontano, a Casarsa.
Un fiore appassisce ai margini del cippo
tra l'erba sbiadita dalla salsedine.

Ora un buio più fitto invade lo spiazzo.
I cani randagi rincorrono
fantasmi di carta sollevati dal vento.
Azzannano l'aria nervosi, aggressivi.

Dal porto si leva un barlume di luce
ma è un lucore malato, un po' frusto
smarrito tra le nebbie serali e gli spruzzi del mare.

Poi l 'inferno si placa e chi può torna a casa
in attesa di un giorno migliore. Forse.

Francesco Agresti
Dicembre 2005
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Di Giovanna Marini:
"Lamento per la morte di Pier Paolo Pasolini"

04 ottobre 2006

Il vento dell' anima


Non strazia l'aquilone il vento
che impavido rincorre le sue mete.

Musica divina sono le sue vibrazioni
all'orecchio del bambino
che, teso, brandisce il filo
ed ebbro lo governa
per tenerlo in tensione.

Spaurito, un rondone
volteggia guardingo
evitando il dragone variopinto
dalla lunga coda scoppiettante.

Non è così per l'uomo di passo
che lo fissa incantato
e in quel veleggiare di sogni si inebria
evocando per sé e le sue millenarie sventure
quel moto muto dell'anima.
Quel soffio lieve, oggi di pace,
che al di sopra delle passioni vola
avvolgendo uomini e cose
in un brusio silente, quasi un incanto,
nel frastuono che incombe
appena oltre il mare, al di là dei monti,
nelle città morenti.

Ma il sogno è breve,
capriccioso come la mano del bambino
che, con crudeltà innocente,
ad un minimo scarto di vento,
strattona il suo gioco
che rapido rovina verso terra.

Francesco Agresti

Roma, 20 luglio 2005

Locandina

SELEZIONATI I VINCITORI DELLA TERZA EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA PIER PAOLO PASOLINI.AL TEDESCO DURS GRÜNBEIN IL RICONOSCIMENTO INTERNAZIONALE.LA PREMIAZIONE A ROMA IL PROSSIMO PRIMO NOVEMBRE.

Il Comune di Roma, Assessorato Politiche Culturali, e l'associazione Gli Amici del Mare, in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma e con il Comune di Casarsa della Delizia, comunicano la terna dei vincitori finalisti della terza edizione del Premio Internazionale di Poesia Pier Paolo Pasolini. Tra i 142 volumi pervenuti, la giuria del Premio, composta da Dacia Maraini (presidente), Francesco Agresti (segretario generale) Alessio Brandolini, Martha Canfield, Maurizio Cucchi, Tullio De Mauro e Biancamaria Frabotta, ha selezionato la terna dei vincitori finalisti della Terza Edizione 2006. Essa è composta da Franco Buffoni, con la raccolta Guerra, edita da Mondadori; Patrizia Cavalli, con Pigre divinità e pigra sorte, (Einaudi); e Vera Lúcia de Oliveira, con Verrà l'anno, pubblicata da Fara Editore. Tra questi tre vincitori finalisti, il prossimo primo novembre, con inizio alle ore 17.30, nel corso della cerimonia ufficiale di premiazione che avverrà della Sala conferenze dell'Ara Pacis in Roma, sarà reso noto il nome del vincitore assoluto. Il premio Opera prima è stato assegnato a Cristina Alziati per la raccolta A compimento (Manni Editore). Il Riconoscimento internazionale è stato assegnato al tedesco Durs Grünbein per la sua opera complessiva. Al vincitore assoluto della Terza Edizione andrà un premio in denaro di quattromila euro; agli altri due vincitori finalisti e all'Opera prima un premio di duemila euro ciascuno. Al Premio internazionale, oltre ai quattromila euro, andrà anche il Premio speciale Città di Casarsa della Delizia di duemila euro. Durs Grünbein, nato a Dresda nel 1962, attualmente vive a Berlino ed è considerato l'intellettuale contemporaneo più apprezzato ed ascoltato dopo la generazione degli Enzensberger e dei Grass. La sua poesia, caratterizzata da una saldissima fede nella parola, acquisisce forza dal rapporto con gli autori della classicità antica (da Seneca a Giovenale) per approdare, anche attraverso una disamina lunga duemila versi dedicati a Cartesio, al razionalismo moderno (Brecht, Benn, Pound ed altri) e con esso alla stessa condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo. In Italia sono stati pubblicati da Einaudi A metà partita (1999); Il primo anno (2004) e Della Neve (2005), tradotti da Anna Maria Carpi. La manifestazione gode del Patrocinio e della collaborazione del Goethe Institut di Roma, del finanziamento della Banca del Fucino, e si avvarrà della voce di Tiziana Bagatella, la quale leggerà alcuni brani di Pasolini in friulano, riproposti in lingua da Davide Curzio, al quale è affidato anche il coordinamento della manifestazione.

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Ritorno ad Eboli


Francesco Agresti, che vive a Roma fin dall' adolescenza, è ritornato alla Città natale per un recital di poesia tenutosi il 30 Settembre nella Basilica della Badia di San Pietro Alli Marmi. Il recital si è svolto in un clima di commossa e intensa partecipazione. Interventi del giornalista del Mattino Antonio Manzo e del critico letterario Vito Pinto. Coordinamento di Maria Rosaria Forlenza. Sono state recitate poesie della raccolta "Ritorno ad Eboli" e il poemetto a due voci " ITACA, l' isola impossibile" superbamente interpretati da Anna Nisivoccia e Davide Curzio, con l' accompagnamento musicale di Rocco Vertuccio.

Francesco Agresti, tra le altre cose, è il fondatore del premio internazionale di poesia "Pier Paolo Pasolini" che annovera tra i promotori:

ALESSIO BRANDOLINI, MARTHA CANFIELD, BIANCAMARIA FRABOTTA, DACIA MARAINI

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Mi piace ricordare un' altra occasione importante che mi ha consentito di abbracciare Francesco,: fu a Paestum nel 2003:alla presentazione de
IL RITORNO DI ULISSE
In quell' occasione sedetti accanto a Dacia Maraini che presentava a Villa Salati la sua opera:I digiuni di Santa Catarina.
***
Da " Inno a Circe" di Francesco Agresti:
.........
Ma di noi che resta, o Circe?

Oltre al lamento del mare, nelle notti di luna,

al luccichio delle stelle,

che le cime della selva sfiora,

e al desiderio comune

che almeno un sorriso, sia pur mesto,

vaghi, tra cirri errabondi

e che al cuore di un poeta approdi

cui altro non brami che riscattare,

tra sordità solenni, il dolore del mondo.


*


L'Ermice ("Ritorno ad Eboli")


Ma oggi proprio non so perché vago

tra questi obliati olivi

e la spenta ginestra

nella morente estate.

Oggi non so se ancora il lepre,

di fratta in fratta, fugge

al sordo scalpitar di sonagliere

o se ancora bacche ostenta,

più su, l'aspro ginepro.

Sento soltanto il mormorio dell'acqua

che scende a valle saltellando

tra un variar di verdure

e rari cinguettii.

Ora rammento quanto, scaltro capriolo,

m' inerpicavo pei versanti tuoi

tra felci e querciòli e mortelle

e profumi di labiati.

e ti scoprivo fin dove

l'acqua avevi più pura.

E in te correvo e in te vivevo

e per te trasgredivo.

E mi mostravi il mare,

lucente oltre la Piana,

e i bastimenti tremuli, lontani.

S'ode nella calura frinire una cicala,

la vecchia ruota del mulino è muta

edio stranito vado;

Lascio il sentiero usato

per il paese antico.

Sotto il castello tutto il borgo tace;

evapora dai tetti un che di pace.

Questo è il mio mondo andato: un eremo beato.

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Riporto, sotto forma d' immagine il comunicato stampa dell' Associazione culturale "Gli Amici del Mare"


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da: http://multimediangela.splinder.com/

Premio Internazionale di Poesia " Pier Paolo Pasolini"


Oggi, mio onomastico, nasce questo blog che intende essere una sorta di giornale online, nel quale racconterò, attraverso le immagini e i testi, ciò di cui mi piace occuparmi.
Per esempio, mi piace organizzare eventi letterari.

Uno di questi è il Premio di Poesia intitolato a Pier Paolo Pasolini, che nasce tre anni fa, per non dimenticare uno dei più grandi poeti italiani del '900.

Motivazione
Mai come ora, nel panorama letterario italiano, si osserva tutta la forza dirompente della poesia di Pier Paolo Pasolini.Consapevoli che la poesia è chiamata a dare un nome alla complessità del mondo sociale e politico, convinti dell'utilità della poesia come terapia del linguaggio e strumento di conoscenza del presente e del passato, consci della strategica intelligenza letteraria e del valore testimoniale dell'intera produzione poetica di Pier Paolo Pasolini, abbiamo deciso - in collaborazione con la Regione Lazio, la Provincia di Roma e il Comune di Roma - di istituire un premio internazionale di poesia dedicato a un poeta amato dai giovani, per ricordare la sua voce, la sua straordinaria modernità linguistica, e la sua attenzione nei riguardi dei cambiamenti antropologici e culturali.

http://www.premiopasolini.it/index.html